La Val Trebbia, un tesoro nascosto

"Oggi ho attraversato la valle più bella del mondo"

così scriveva Hernest Hemingway nel 1945 mentre percorreva la Val Trebbia al seguito di una colonna motorizzata di truppe americane della liberazione.

Ancora oggi questa valle, che si sviluppa lungo il corso del fiume omonimo, dal monte Prelà in provincia di Genova, fino all’arrivo nel Po in provincia di Piacenza, è considerata una delle più affascinanti ed incontaminate dell’Appennino. Può infatti contare su numerose spiagge fluviali dalle acque cristalline, natura rigogliosa ma anche castelli e borghi medievali, il tutto immerso in paesaggi incantevoli. 

Amata meta delle domeniche soleggiate dei piacentini, è anche piuttosto apprezzata dai “vicini” milanesi che hanno ribattezzato i suggestivi angoli creati dai meandri del Trebbia, non a torto, “le maldive piacentine”.

Percorrendo la strada principale che la attraversa collegando Genova e Piacenza, si ha la possibilità di alternare momenti di rinfrescante relax tra spiagge fluviali e meravigliose piscine naturali, ad interessanti visite a borghi deliziosi ed affascinanti castelli.

I BORGHI

  • Travo
  • Bobbio
  • Brugnello
  • Ponte Organasco
  • Ottone

I CASTELLI

  • Castello di Rivalta
  • Castello di Bobbio

LE SPIAGGE IMPERDIBILI

  • Meandri di San Salvatore
  • Anse di Brugnello
  • Spiaggia la Chiesetta
  • Ponte Organasco

LE SPIAGGE COMODE E SENZA PARTICOLARI DISLIVELLI DA PERCORRERE: Dorba, Bobbio, Marsaglia, Ottone

 

Percorrendo la valle da nord a sud, e quindi partendo ipoteticamente da Piacenza, la prima visita può essere programmata al Castello di Rivalta, che con il suo piccolo ma delizioso borgo, sembra proiettare ogni visitatore in un altrove incantato fuori dal tempo.

Procedendo verso sud vale la pena concedersi una sosta a Rivergaro, per quattro passi nel raccolto centro storico circondato dagli incantevoli colli piacentini.

Rivergaro deve il suo nome al Rio Vergaro, affluente del Trebbia che attraversa il paese. Il Borgo, sorto attorno al Castello fortificato che nel XI secolo diede rifugio a nobili ghibellini al tempo delle guerre con i guelfi, fece parte del Ducato di Milano dal 1200, per poi divenire un possedimento della famiglia Anguissola Scotti dal 1500.

Passeggiando nei vicoli e nelle stradine del centro, tra le caratteristiche case in sassi si incontrano:

La Chiesa parrocchiale di Sant’Agata realizzata nei primi anni del XIX secolo, dalla facciata neoclassica dove trova posto, in una nicchia, un busto del XV secolo raffigurante la Santa.

Il piccolo Oratorio di San Rocco fatto erigere nel 1613 dalla famiglia Anguissola sui resti di un precedente edificio religioso. Conserva al suo interno una statua del Santo che secondo la tradizione nel 1371, durante il suo peregrinare per prestare soccorso agli ammalati di peste, giunse da Montpellier nel piacentino dove trovò rifugio in una grotta vicino al fiume Po. Prima di accedere al silenzioso e raccolto interno si attraversa un piccolo ma caratteristico sagrato fatto di ciottoli di fiume.

Villa Anguissola Scotti, elegante villa signorile di proprietà privata e quindi purtroppo non visitabile. Si trova a fianco della Parrocchia di Sant’Agata e fu edificata nel 1778 dove un tempo sorgeva l’antica roccaforte.

In una posizione sopraelevata rispetto alla Piazza principale, sul colle di San Giacomo, si può raggiungere infine il Santuario della Madonna delle Grazie, costruito sulle rovine della cappella dell’antico Castello.

A fianco della fresca chiesetta dall’aspetto romanico, meta di pellegrinaggi e ricca di ex voto, sorge una bella terrazza che regala un magnifico panorama sulle forme sinuose dei colli piacentini.

Proseguendo poi oltre la chiesa ci si ritrova in un’oasi di pace tra abitazioni e giardini silenziosi dove, percorrendo un sentiero ombreggiato, si può raggiungere il fontanino della Madonna.

Rivergaro offre inoltre un lungo fiume ben organizzato ed attrezzato, completato da un bel parco acquatico che vanta numerosi giochi e scivoli d’acqua.

Nel Parco fluviale del Trebbia si ritrovano anche diversi percorsi da trekking oltre ad una comoda ciclovia di una cinquantina di Km che, con un percorso ad anello, attraversa diversi comuni collegando Rivergaro e Piacenza.

Infine nei dintorni, tra le colline punteggiate di colorati campi coltivati e vegetazione rigogliosa, sorgono dei castelli medievali adibiti ad abitazioni private e quindi visitabili solo all’esterno: il Castello di Montechiaro, il Castello di Ottavello ed il Castello di Niviano.

Proseguendo oltre, dopo circa 8 Km si arriva a Travo, antico borgo che ritrova le sue origini tra il Paleolitico e l’Alto Medioevo come testimoniano i reperti risalenti al Neolitico scoperti negli scavi del parco archeologico di Sant’Andrea sul lato nord del centro cittadino. Altri ritrovamenti risalgono invece all’epoca romana e deriverebbero dal Tempio di Minerva Medica, non ancora ben localizzato.

Piacevole comunque la bella passeggiata chiamata “il sentiero degli Dei” che costeggiando il fiume si dice portasse anticamente proprio a questo tempio leggendario.

Travo si presenta con un grazioso centro storico medievale, sorto attorno al Castello Anguissola ed alla Chiesa di Sant’Antonino.

L’antica Chiesa dedicata al patrono di Piacenza si dice sorga sul luogo del martirio del Santo avvenuto nel 303 quando il legionario romano venne decapitato per essersi convertito al cristianesimo. Fu costruita alla fine del XI secolo, forse sui resti di un edificio religioso precedente, nel cuore del borgo antico, a strapiombo sul fiume, ed affacciata su di un sagrato a terrazza particolare e suggestivo. Ristrutturata più volte, mantiene uno stile romanico all’esterno mentre l’interno risulta ottocentesco.

Il Castello Anguissola invece ha origini risalenti al XII secolo ad opera dei Malaspina che ne furono i proprietari fino alla fine del XVIII quando passò alla famiglia degli Anguissola che lo trasformarono in una dimora signorile e lo abitarono per diversi secoli durante il loro governo della città. 

Nel 1978 la Contessa Maria Salini, vedova Anguissola, donò il castello al Comune di Travo che lo ha in parte adibito a sede del Museo Civico Archeologico dove viene raccontata la storia del territorio circostante.

Il Castello si affaccia sulla Piazza principale del paese con una torre quadrata che anticamente fungeva da ingresso al borgo medievale. 

Ed è Piazza Trento, oggi, il centro di Travo dove, specialmente d’estate, vengono organizzati mercati ed eventi. 

Da Travo partono numerosi sentieri per belle passeggiate e trekking più o meno impegnativi. Nelle immediate vicinanze si può percorrere un piccolo tratto a piedi tra il paese ed il fiume a ridosso delle antiche mura che dal ponte arriva all’inizio del sentiero degli Dei il quale, sempre costeggiando il fiume, accompagna a diversi ingressi a spiaggette e anse balneabili. Anche con l’auto si può arrivare fino a Dorba dove il fiume è facilmente raggiungibile per una sosta di fresco relax.

Sia (in parte) con l’auto, che tramite percorsi di trekking che partono proprio dal centro del paese, si possono raggiungere inoltre le due caratteristiche cime che dominano il paesaggio fatto di colline dalle forme morbide e ondulate: Pietra Perduca (659 mt) e Pietra Parcellara (836 mt). Entrambe formate da rocce ofiolitiche sono ben riconoscibili per il loro colore scuro e le loro forme spigolose e squadrate, tanto da venire tradizionalmente chiamate le pietre del Diavolo.

Pietra Perduca che si stima affiorata dal magma terrestre circa 250 milioni di anni fa, si staglia nel panorama delle colline alle spalle di Travo ed ospita il piccolo oratorio di Sant’Anna dalle origine antichissime. 

Dedicato alla madre di Maria è stato edificato direttamente sulla roccia già dal X secolo (poi ricostruito successivamente) e generalmente non è visitabile perché viene aperto solo una volta l’anno, in occasione della Festa di S.Anna, quando al suo interno viene celebrata la messa. 

In prossimità della chiesetta si trovano inoltre delle vasche scavate nella pietra in epoca preistorica, che vengono chiamate “letti dei santi”, in quanto una credenza popolare li reputa il giaciglio di uomini del posto che qui si ritiravano dopo aver compiuto dei miracoli. 

Un’altra leggenda vuole che l’acqua che riempie sempre queste vasche in realtà non cambi mai e che non evapori d’estate e non ghiacci in inverno. Altra particolarità di queste vasche è che ospitano una colonia di tritoni crestati, anfibi delicati la cui presenza indica generalmente un ambiente salutare ed incontaminato.

Sulla Pietra Perduca infine si può anche provare a fare un’esperienza di arrampicata grazie ad un percorso chiodato ideale per principianti.

Pietra Parcellara, anch’essa facilmente riconoscibile grazie alla forma tipica di un affioramento ofiolitico e al colore intenso e uniforme, offre dalla sua sommità una magnifica vista panoramica su tutta la Val Trebbia. 

Nelle sue vicinanze inoltre è possibile trovare delle sorgenti di acque curative, come l’acqua marcia, utilizzata per tali scopi già nel medioevo dai monaci di Bobbio.

Riprendendo il percorso verso sud, dopo circa 18 Km si arriva quindi a Bobbio, il centro più importante della valle, che fa parte delle “Bandiere arancioni” del Touring Club e dei “Borghi più Belli d’Italia”. 

Abitato fin dalla preistoria, conserva le tracce del suo importante passato nelle strade del centro dove si affacciano case in pietra, palazzi signorili ed edifici religiosi famosi fin dall’antichità.

La storia di Bobbio è strettamente legata a San Colombano, un monaco irlandese che vi giunse nel 614 e vi fondò il suo monastero con una maestosa Abbazia rendendolo uno dei principali centri religiosi e culturali d’Italia.

Partendo dal Neolitico, passando per la colonizzazione romana e lasciandosi plasmare poi nell’alto medioevo dalla ricchezza della Chiesa, Bobbio sviluppa un centro storico che ha mantenuto fino ai nostri giorni un sapore medievale che si respira passeggiando lentamente nelle viuzze lastricate tra antichi e nobili edifici e tra caratteristiche case di sassi.

Anziché arrivare direttamente in paese con l’auto si può rimanere sulla sponda destra del Trebbia, quella opposta al borgo, e parcheggiare a fianco del famoso Ponte Vecchio per godere da subito di una prima suggestiva cartolina di Bobbio, quella forse più famosa.

Il meraviglioso Ponte Vecchio, chiamato anche Ponte Gobbo o Ponte del Diavolo, è oggi un passaggio pedonale lungo circa 280 metri che ha origini ai tempi dell’Impero romano anche se è stato più volte ricostruito. É formato da 11 arcate o “gobbe” tutte irregolari (motivo di uno dei suoi nomi), di altezze e forme diverse, che donano al ponte un aspetto originale dal particolare fascino anche per il percorso sopra di esso fatto di piccole salite e discese. 

Ed è proprio questa originale architettura che è stata riconosciuta da alcuni studiosi come quella sullo sfondo della Gioconda, il quadro più famoso di Leonardo da Vinci.

Il nome Ponte del Diavolo deriva invece da una leggenda che narra che fu proprio il Diavolo a costruire il ponte in una sola notte dopo aver stretto un patto con San Colombano che voleva diffondere il messaggio evangelico anche nelle terre oltre al fiume. Le diverse dimensioni degli esseri infernali che si piegarono per sostenere e dare forma alla costruzione del ponte furono il motivo delle difformità della struttura creata in una notte con la promessa di avere in cambio l’anima del primo essere vivente che l’avrebbe percorsa il mattino dopo. San Colombano fu però più astuto del diavolo e fece attraversare il ponte ad un cagnolino.

Attraversato il Ponte la visita del centro di Bobbio non può che iniziare con il Monastero di San Colombano, fondato dal santo irlandese nel 614, e divenuto da subito uno dei più importanti centri monastici d’Europa.

La sua fama crebbe soprattutto per merito dello Scriptorium, che sviluppò una delle biblioteche più prestigiose della cristianità con una catalogo che nel 982 comprendeva 700 codici e che ancora oggi conserva 25 dei 150 manoscritti più antichi e pregiati della letteratura latina esistenti al mondo.

Divenne inoltre abbazia matrice dell’ordine monastico, punto di riferimento per numerosi monasteri sia in Italia che in Europa, realizzandosi di conseguenza in modo rapido e naturale come il feudo monastico di Bobbio, divenuto successivamente contea vescovile. 

Il complesso si sviluppa in una aggregazione di diversi edifici tra cui spicca la Basilica di San Colombano che ospita nella cripta la tomba del santo, affiancata da  un bel porticato dove ha sede il Museo dell’Abbazia.

L’elegante Basilica fu costruita tra il 1456 e il 1522 sopra i resti di una chiesa conventuale anteriore all’anno 1000 di cui rimane la torre campanaria. La facciata si presenta con un nartece a sette fornici dal semplice colonnato che precede l’entrata contrassegnata da un dipinto recante la scritta: “Terribilis est locus iste” da intendersi come monito perché si sta entrando in un luogo degno di rispetto. L’interno appare maestoso tra colonne imponenti ed una moltitudine di affreschi raffinati dipinti da Bernardino Lanzani a partire dal 1526. 

Scendendo nella cripta si incontra, oltre al sarcofago quattrocentesco di San Colombano che morì a Bobbio nel 615, un prezioso mosaico pavimentale del sec. XII riscoperto solo nel 1910 ed una cancellata in ferro battuto del IX-XI sec.

Uscendo dalla Cattedrale a sinistra si accede al Museo della Città collocato nell’ex refettorio. Nelle sue sale si ripercorre la crescita dell’attuale centro urbano attorno al monastero nel corso di più di mille anni.

Alle sue spalle, con l’ingresso dal portico che si affaccia sul giardino sulla parte sinistra del retro della chiesa, si trova il Museo dell’Abbazia, che occupa gli ambienti monastici originariamente adibiti a scriptorium, archivio e biblioteca, e che custodisce importanti reperti che spaziano dai primi secoli dell’Era Cristiana fino alla metà del XVI secolo (tra cui i 25 manoscritti latini più antichi al mondo).

Accanto il Museo Collezione Mazzolini, inaugurato nel 2015, che ospita una collezione privata di arte contemporanea donata da Rosa Mazzolini per un totale di 899 opere (visibili solo in parte) realizzate da artisti come De Chirico, Carrà, De Pisis, Fontana e Pomodoro.

Nelle vicinanze del Complesso Monastico, che sorge al centro dell’agglomerato cittadino che si è sviluppato intorno ad esso, si può visitare anche la Chiesa di San Lorenzo. Edificata probabilmente nel XII sec. ha anche un passato laico quando verso la fine XIII sec. fu amministrata da una confraternita detta dei “battuti” o “disciplinati”. Ancora visibile sul lato sinistro parte della chiesa originaria mentre il muro del lato destro conserva una lastra di pietra di Segnorino sempre risalente al XII sec.

Proseguendo oltre nel vicolo sul lato sinistro della chiesa alla fine del porticato ci si ritrova di fronte ad una graziosissima porta di legno viola con fiori dipinti e la scritta “giardino segreto”. Se non si ha la fortuna di trovarla aperta si può sempre sbirciare dal buco della serratura ed immaginare il tripudio di fiori che si nasconde nel silenzioso giardino di un edificio privato.

Imboccando il vicolo ancora sulla sinistra ci si ritrova a passeggiare nella storia tra le viuzze della contrada del Castellaro sulle quali si affacciano i portici delle antiche abitazioni in sasso che accompagnano verso il Castello Malaspina Dal Verme.

Il massiccio castello che domina il borgo da una posizione privilegiata fu costruito nel 300 e fu la roccaforte dei Guelfi in lotta con i Ghibellini di Piacenza. Dalla sua cima si può godere di un panorama mozzafiato sulla città, sul corso del Trebbia e sugli Appennini appena oltre.

Scendendo poi tra le vie che si sviluppano sul lato destro del paese (osservandolo dal Castello) si percorrono le contrade sud-occidentali incontrando l’antico Mulino di San Giuseppe nell’omonima contrada, le ex carceri mandamentali in contrada San Nicola, il Monastero di Santa Chiara lungo la contrada dei Buelli oggi adibito ad auditorium e sala teatrale, ed infine il Municipio, prima di arrivare nella Piazza del Duomo, già documentata nel 1075, circondata da palazzi signorili.

La piazza è dominata dalla Concattedrale di Santa Maria Assunta, maestosa all’esterno e meravigliosa all’interno. Di fondazione romanica fu realizzata qualche anno dopo il 1014, anno il cui il borgo venne eletto a Diocesi. Ultimata nel 1075 circa fu modificata nel corso degli anni soprattutto nel XIII secolo e successivamente, tanto che la facciata oggi visibile venne realizzata nel 1463 mentre le due torri che la affiancano solo originarie solo nella parte inferiore. 

Oggi si accede all’interno scendendo una scalinata, risultato della soprelevazione della piazza in tarda epoca barocca e ci si ritrova in un edificio a croce latina ricoperto da bellissimi affreschi e decorazioni di gusto neo-bizantino eseguite intorno agli anni 1896 e 1987 ed arricchito dalle magnifiche quadrature prospettiche realizzate da Francesco Porro a partire dal 1723. Il soffitto, ricoperto da stelle dorate che si stagliano su di un elegante cielo blu, accompagna lo sguardo verso l’altare dove tra il transetto ed il presbiterio si viene letteralmente rapiti dalle scene tridimensionali dell’Assunzione della Vergine Maria ad opera del Porro.

Riprendendo le stradine del centro di Bobbio e girando le spalle alla via principale ricca di negozi che parte dalla piazza proprio di fronte al Duomo, si ritrova sulla sinistra Palazzo Brugnatelli che conserva su di un capitello a scudo un interessante volto in pietra posto all’ingresso di quello che un tempo era il fulcro cittadino probabilmente per proteggere la zona ed allontanare il maligno.

Procedendo oltre in direzione sud si entra nella contrada Alcarina dove si incontra uno degli edifici più prestigiosi del borgo, Palazzo Alcarini, un’interessante residenza trecentesca di laterizi con un portico sorretto da tre possenti colonne con capitelli a foglie stilizzate.

Poco più avanti, sul lato opposto della via, si trova un altro magnifico palazzo signorile, Palazzo Olmi, formato da più edifici residenziali risalenti al trecento e al quattrocento. Splendido il portone principale sormontato dalla stemma con gli elementi araldici delle famiglie Olmi e Malchiodi che ne sono state proprietarie ed affiancato da una particolare scultura che ancora oggi viene utilizzata come citofono.

Si arriva quindi nel quartiere detto “Borgo” caratterizzato dalla presenza del Bedo, un ruscello sotterraneo che proprio tra queste strade un tempo riaffiorava alimentando una fitta rete di canali che alimentavano l’attività di diversi mulini. Ancora ben visibile l’antico Mulino Ocelli che risale al 1180 e che sfruttava l’ultimo tratto del rivo verso il Trebbia nell’attuale Vicolo del Pertusello.

Si giunge così al punto di partenza, cioè al meraviglioso Ponte Vecchio, da ripercorrere lentamente osservando lo scorrere del Trebbia in questo tratto utilizzato come piscina naturale per bagni e relax.

Con un eventuale pernottamento a Bobbio si potrà godere del benefico influsso del mare che arriva dalla vicina Liguria specialmente nelle zone più elevate, particolare molto piacevole soprattutto se si visita la Valle in piena estate.

Una struttura ricettiva particolarmente affascinante, il Relais Sant’Ambrogio, si trova proprio in una posizione privilegiata dalla quale si può beneficiare della presenza di quest’aria fresca e salutare insieme ad una meravigliosa vista su Bobbio e sulla Val Trebbia. Un posto incantevole che si trova sulla riva opposta al paese, comodo per raggiungere in auto l’ingresso di Bobbio “al di qua del ponte” e magari anche per cenare nella pizzeria ristorante che si trova nei pressi per poter godere della vista del Borgo e del suo suggestivo ponte accarezzati dai colori del tramonto.

Riprendendo l’auto e proseguendo per la strada che affianca il Trebbia sulla riva destra si incontrano subito le Terme di Rio Foino, una delle tanti fonti di acque termominerali di questi luoghi note sin dai tempi degli antichi Romani che le utilizzavano sia per la produzione di sale che per uso terapeutico.

Intorno alla fonte termale è stata predisposta una vasca in pietra e muratura accessibile liberamente e gratuitamente per potersi immergere nelle acque salate ricche di elementi salso-iodico-solforosi che mantengono una temperatura costante di circa 20°. Veri e propri bagni termali a cielo aperto dalle proprietà benefiche e terapeutiche da intervallare, volendo, a fanghi naturali con il terriccio circostante e/o accessi al fiume poco distante dove rigenerarsi in acque più fresche.

Oltre a tutto ciò infatti la zona di Bobbio consente facili accessi al Fiume Trebbia da entrambe le sponde e sono quindi numerosi i turisti che ne approfittano per una vacanza all’insegna della cultura, del relax nella natura e non per ultimo del buon cibo con numerosi piatti tipici accompagnati dagli ottimi vini locali.

A poca distanza verso sud inoltre sono disponibili le spiagge fluviali e le piscine naturali forse più belle di tutto il percorso del Trebbia che specialmente in questa zona, nella località di San Salvatore, si fa tortuoso creando dei meravigliosi meandri dove l’acqua cristallina passa dal blu all’azzurro fino al verde, circondata da sassi bianchi, ripidi versanti di roccia a strapiombo, ed arbusti rigogliosi. 

Un paesaggio naturalistico veramente affascinante che si riesce ad abbracciare interamente con lo sguardo salendo su uno dei monti intorno dove si trova il delizioso paesino di Brugnello, visibile anche dalla strada a valle aggrappato alla roccia a picco sul fiume.

Le origini dell’antico borgo risalgono all’epoca longobarda (580 ca) quando sembra che fu qui costituita la Corte reale di Brugnatella. Per certo l’importate famiglia dei Brugnatelli vi edificò una fortificazione (di cui rimangono solo pochi resti) intorno all’anno Mille che Federico Barbarossa concesse nel 1164 per tre quarti ai Malaspina e lasciandone solo un quarto ai Brugnatelli per passare poi interamente a Galeazzo Visconti nel 1361. Fu solo poi nel 1923 che il comune passò dalla provincia di Pavia a quella di Piacenza.

Per raggiungere Brugnello, che si trova a 464 metri sul livello del mare, occorre percorrere una strada stretta formata da tornanti per circa 2 Km, ma lo sforzo vale assolutamente la pena e si viene completamente ripagati da un panorama unico e spettacolare.

E non solo… il borgo stesso si offre ai visitatori con un agglomerato di vecchie case in sasso con i tetti di ardesia, in parte anche costruite nella roccia, tutte magnificamente curate ed arricchite da vere e proprie opere d’arte tra porte e persiane di legno intagliato e splendide decorazioni formate da colorati ciottoli di fiume che addobbano con diversi disegni percorsi, panchine, sedute, scale e un’area di ristoro a fianco della chiesa a disposizione di chiunque.

Inoltre ovunque vasi fioriti ed eleganti decori che gli abitanti del paese (circa 11 escludendo i proprietari di seconde case) ci tengono a disseminare tra le case donando al tutto un’atmosfera fiabesca fuori dal tempo.

Al culmine della passeggiata tra le abitazioni si arriva alla piccola Chiesa dei Santi Cosma e Damiano, fratelli gemelli che subirono il martirio a Ciro in Siria nel III secolo. La Chiesa, costruita nel XI secolo sui resti dell’antico castello di Brugnatelli, è stata rimaneggiata più volte e si presenta ora con una facciata intonacata e dipinta oltre la quale l’interno fresco e silenzioso è composto da una singola navata.

Il punto panoramico imperdibile si trova dietro l’abside della chiesetta ed è veramente spettacolare, ma vale la pena affacciarsi anche dalla balconata sulla sinistra dell’ingresso del paese da dove parte anche un percorso a piedi segnalato come “Sentiero per l’eremo”.

Da Bobbio a Brugnello le spiagge più famose che si possono utilizzare sono in successione:

Berlina Beach a circa 2 km da Bobbio munita di comodo parcheggio e formata da due piccole spiagge affacciate su acque limpide dal fondo sabbioso

Meandri di San Salvatore, tra le più belle della valle, con piscine naturali formatesi tra i meandri scavati all’interno delle Arenarie di San Salvatore che hanno dato vita a formazioni uniche e spettacolari

Spiaggia delle Anse di Brugnello, simile alle precedenti e visibile dal borgo soprastante

Spiaggia la Chiesetta, così chiamata perché proprio ai piedi della roccia sulla quale si staglia la Chiesa di San Cosma e Damiano a Brugnello, veramente meravigliosa con una piscina naturale poco profonda dall’acqua cristallina che incanta con i suoi colori che vanno del turchese al verde smeraldo. 

Per poter accedere alla strada che si inerpica sul monte fino ad arrivare a Brugnello, si deve passare per Marsaglia, punto di confluenza di due valli e di due fiumi che in passato ebbe una funzione strategica per i collegamenti tra la pianura padana ed il mare con le antiche vie del sale, del legno e dell’olio.

Il tratto del Trebbia che si trova nel comune di Marsaglia è molto gettonato dai turisti perché oltre ad avere alcune tra le spiagge più belle della valle offre anche paesaggi di rara bellezza e piscine naturali profonde di facile accesso e con comodi parcheggi che molto spesso sono invece un problema per potersi gustare una giornata di relax in fiume senza pensieri.

Appena oltre Marsaglia la strada che si inerpica tra monti e valle sulla sinistra del Trebbia regala punti panoramici di eccezionale bellezza da uno dei quali si può scorgere la forma di un elefante addormentato sul fiume tra i pendii coperti di verde. A questa curiosa e singolare scoperta fatta da un fotografo mentre stava catturando immagini della valle, venne dato il nome di Surus, un elefante che accompagnò Annibale attraverso l’Appennino quando sconfisse i romani nei pressi di Rivergaro.

Proseguendo sempre sulla solita strada principale si arriva quindi nella zona di Ponte Organasco, un piccolo borgo di case in pietra a vista tra i più caratteristici e meglio conservati della vallata. 

Deve il suo nome al vicino Ponte romano che attraversava il Trebbia e che veniva protetto dal castrum romano che ha dato origine all’insediamento dove nell’anno mille sorse un Castello di proprietà dei Malaspina. Il Mastio, che fu posto a difesa del crocevia tra Genova e la Valle, divenne successivamente un edificio gentilizio e residenziale mentre la costruzione minore annessa fu dichiarata cappella con bolla papale (ora Oratorio di San Carlo Borromeo). 

Tutto intorno prese vita un agglomerato di edifici ancora oggi abitati che mantengono comunque un fascino fuori dal tempo.

Scendendo verso il fiume, si incontra un bar con una bella terrazza, e appena oltre, a ridosso del ponte sul quale si trova il confine tra Piacenza e Pavia (e tra Emilia Romagna e Lombardia), ci sono piccoli parcheggi e facili accessi ad uno dei tratti più suggestivi del Trebbia che qui alterna zone dove l’acqua scorre veloce vicino a pozze calme e limpide dove poter nuotare tranquillamente.

Ripartendo verso sud si incontra la Madonnina della Val Trebbia, protettrice della valle e della strada, che proviene dall’antico oratorio di Sant’Agostino i cui resti sono ancora visibili dove un tempo passava la vecchia strada, e che fu edificata negli anni cinquanta dagli operai che costruirono la nuova strada.

Ultima tappa del viaggio nella Val Trebbia dell’Emilia Romagna può essere il paese di Ottone che si trova a circa 60 Km da Genova e a 5 Km dal confine ligure.

Anticamente popolato da liguri, tribù celtiche e parti dell’esercito cartaginese, dopo la ritirata di Annibale la zona venne occupata prima dai Romani e poi dai Longobardi. 

Successivamente Federico Barbarossa ridistribuì vari possedimenti e Ottone venne ceduto alla famiglia Malaspina per passare poi dal 1500 ai Fieschi ed infine ai Doria di Genova. 

Il tutto si ritrova rappresentato nello stemma del comune.

Partendo da Piazza della Vittoria nelle viuzze adiacenti si possono visitare la Chiesa di San Marziano, in stile barocchetto genovese (del XVIII sec), riedificata sul luogo della originaria cappella medievale distrutta da una frana, ed il Museo di Arte Sacra nato dall’esigenza di riunire e proteggere da furti ed incuria i numerosi oggetti sacri sparsi nelle decine di chiese della Valle che si trovano in paesini ormai disabitati.

Appena sopra, nel punto più alto del borgo, si ritrovano i resti della Rocca o Castello dei Malaspina (di proprietà privata e quindi visitabile solo all’esterno) abitato poi dalla famiglia Doria fino al 1797. Si presenta ancora come un possente complesso fortificato che domina un ampio tratto della valle, con robuste mura di pietra fluviale e strette feritoie dalle quali spaziare con lo sguardo lungo il corso del fiume. Fu infatti edificato nel 1164 dai Malaspina a difesa e controllo di un guado sottostante e delle mulattiere vicine.

Altro suggestivo edificio voluto sempre dai Malaspina e realizzato nel XII secolo è il Mulino dei Principi che fu successivamente rinnovato nel 1500 dai Doria che inviarono da Genova uno specialista. Questi fece deviare parte delle acque del rio Ottone in un grande serbatoio scavato nella roccia in modo da poterne disporre a piacimento e creando così di conseguenza una cascata ed una piscina. 

Ancora oggi funzionante si avvale di due ruote indipendenti destinate in passato una alla macinazione del grano e l’altra alla produzione di farina di castagne, alimento considerato di second’ordine che infatti veniva utilizzato per fare il “pane dei poveri”.

Anche in questa zona sono numerosi gli accessi al fiume per la balneazione anche direttamente dal centro abitato in una zona che viene molto apprezzata perché incontaminata e dove si respira un’aria buona e salutare.

Numerosi anche i sentieri per il trekking i più famosi dei quali portano al Monte Devo (1427 m), al Monte Alfeo (1651 m) e al Passo di Cariseto (1077 mt) dove si trovano i resti di un Castello che ospitò Federico Barbarossa.

La Val Trebbia è ricca di tanti altri paesini da visitare e posticini incantevoli lungo il fiume da utilizzare per rilassarsi in mezzo alla natura. Per poterli scoprire basta un pò di curiosità, chiedere alla gente del posto e fermarsi dove sulla strada si incontrano macchine parcheggiate… sicuramente lì vicino ci sarà un sentiero che arriverà alle fresche e cristalline acque del Trebbia.

Per tenersi aggiornati consigliamo di consultare i seguenti link:

https://www.facebook.com/lavalledellefavole

https://www.valtrebbiaexperience.com/

https://www.altavaltrebbia.net/